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326 METRES OF COLOUR
Built
between the XI
and XII
century, the chapel with a single chamber with wooden trussed vaulting is
one of the best examples of international Gothic style in the Piedmont
area. The most extensive and famous painting cycle of the entire Mondovì
zone being conserved here, with over 326 square metres of frescoes dated
1472. Although the identification of the person who commissioned the work
is known, being Bonifacio della Torre, the actual fresco painters are
unknown, although what is known is that they were influenced by the
Jacquerio, and Canavesio schools and by Provençal painting style, thereby
providing as with a rare example of crude realism and delicate chromatic
effect. |
A
PICTORIAL ANTHOLOGY
The chapel of
Bastia features all the main subject matter of 15th century art of the
Maritime Alps area; such as the “Celestial Jerusalem”, the “Works of
Mercy”, the “Hell” and the “Cavalcade of vices”, as well as
“The life of Christ”, the stories of St. Antonio Abate and the
miracles of St. Fiorenzo. In the work depicting the celestial joy of the
mother of Christ, this joy could not have been expressed in any other way
but in an orchestration of melodies and hymns by musical angels. The
presence of all the musical instruments played at that time thereby
symbolized the idea of a great celebration, therefore the Assumption scene
features a range of instruments in the hands of the angels including: the
psaltery, organ, cymbals, lyre, harp, trumpet, lute, “Ghironda” (an
ancient cord instrument) and viola. |
THE
COLOUR OF MUSIC
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The
viola or “Ghironda” (an ancient cord instrument) ,
originated in Northern Europe in the XI century, and the long and
constant note of its drone, succeeded in penetrating the silence of
monasteries, keeping away the medieval horror vacui . The
best painting example of the instrument in the valleys being that in
the “Stories of Saint Stefano” in the chapel of the same name in
Busca. While the bagpipe, known as piva or chabreta takes
its name from the kid’s hide material used to make it, and is
therefore the instrument of the shepherd, it was cited in the bible,
and probably dates back to the Sumerians. There is only one
pictorial example of it in the valleys, in the church of San Peyre
in Stroppo. |
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L'église
de Saint Florent à Bastia Mondovi fut construite entre le XIè et le XIè
siècle. Elle contient le plus vaste cycle de fresques du Monregalese: 326
m2. Il est datée de 1472 et signée par Giovanni Canavesio. Mais on y
voit de nombreuses influences et d'éventuelles collaborations avec
Biazaci, Mazzucco et G. Baleison. Ces peintres, de la même époque
que Canavesio, ont travaillé ensemble dans bien d'autres chapelles des
Alpes méridionales. Canavesio et Baleison en particulier à Notre Dame
des Fontaines dans les Alpes Maritimes..
Cet ensemble de fresques est comparable par sa qualité et sa dimension
à Notre Dame des Fontaines.
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Dans le choeur, sur la
Voûte le Christ bénissant, Saint Marc à droite, Saint Jean à gauche,
et Luc et Matthieu devant. Au fond, une crucifixion, Saint Sébastien, une
vierge à l'enfant et à droite Saint Michel et Saint Barthélémy.
Sur le mur sud du choeur, Saint Goerges et le dragon, Sur l'arc
central, de gauche à droite, Saint Jean Baptiste, Saint Laurent, Saint
Jérôme, Saint Antoine abbé, Saintes Marguerite et Sainte Catherine
d'Alexandrie.
Sur l'arc triomphal une annonciation avec Saint Dominique et Saint
François.
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Sur le mur sud on peut voir neuf scènes autour de la vie et
de la dévotion de Saint
Florient,
puis la Jérusalem céleste, l'enfer, les vices et les oeuvres de
miséricordes; et enfin douze scènes de la vie de Saint
Antoine l'ermite du IIème siècle du désert de Sété.
Sur le mur du fond de la chapelle, les évangiles
de l'enfance avec certaines scènes tirées des évangiles apocryphes.
La présentation de Marie au Temple, le mariage de Joseph et Marie, la
nativité, l'adoration des mages, le massacre des saints innocents et la
fuite en Egypte.
Le mur nord de la nef est recouvert par 22 scènes de la Passion: |
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La Chiesa di San Fiorenzo
La Chiesa di S. Fiorenzo a
Bastia Mondovì. Edificata tra l'XI e il XII secolo, contiene un meraviglioso
ciclo di affreschi tardogotici, il più vasto del Monregalese 326 m2.
"Le piccole
cappelle, disseminate un po' dovunque nelle campagne e colline del
Monregalese, ci trasportano con le loro penombre
variopinte nel mondo ingenuo e spontaneo, esuberante di fede, che circonda
in fiabesca visione l'animo dell'umile frescante. Esse presentano quasi
tutte un'architettura molto semplice, consistente in una specie di portico
aperto nella parte anteriore, dal quale per un arco a sesto acuto, ma più
spesso romanico, si entra in un locale quadrangolare, dal pavimento quasi
sempre sopraelevato di uno o due gradini. Sulla parete di fondo rispetto
all'entrata trovasi l'altare, sotto la crociera della volta, normalmente
ogivale, ma anche a botte, dove nel centro campeggia la figura del Cristo
Pantocratore seduto sull'arcobaleno entro la mandorla iridiscente.
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Costruite anticamente per
riparo dai temporali o per deposito degli attrezzi e solo in seguito
abbellite e ampliate, furono adibite ad uso religioso, e servirono da
ricovero ai pellegrini, che lasciarono tracce della loro devota pietà
grafite sulle pareti.
Sui muri interni ed anche
esterni di queste cappelle, i frescanti del 1400 tradussero in colore la
fervida e devota preghiera degli umili e dei potenti: invocazione di aiuto
nei flagelli della peste e della guerra, ringraziamento e voto di
religioso omaggio nel tempo di pace.
Arte popolare, rude a volte
e spoglia di orpelli, ma densa di spirito religioso e mistico rapimento.
Arte alpestre che si caratterizza per un gusto pronunciato per i lunghi
sviluppi pittorici e le storie ad episodi multipli.
Queste pitture in fresco,
dai muri corrosi e guasti dall'umidità, pur nei loro colori sbiaditi
brillano di una luce interiore che parla al nostro cuore e ci riporta
vicini alla gente che in quel tempo le ammirava con devota commozione.
I soggetti rappresentati più
che per diletto, servivano per istruire, ammaestrare e confortare il
popolo.
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Tutto doveva parlare al
cuore e alla mente di chi guardava e perciò, ove la pittura non arrivava,
si supplì con simboli facili ed evidenti, e se ciò ancora non era
sufficiente, si ricorse alla parola, tolta dalla Bibbia e scritta dove
sembrava più opportuno. Vera e propria « Sacra Rappresentazione» che
congiunge nei dialoghi le figure del Padre, del Cristo, della Vergine e
dei Santi.
A questi concetti che
rientrano nei canoni stilistici di tutta l'Arte delle Alpi Marittime del
secolo XV s'ispira l'arte gotica, o tardo gotica che ritroviamo nel ciclo
di pitture murali di questa Chiesa.
Gli affreschi ricoprono una
superficie di mq. 326. Le pitture portano la data: 24 giugno 1472. La
Chiesa ora è disposta in maniera differente dalla piccola Cappella
primitiva, che aveva l'entrata verso la strada che costeggia il fiume
Tanaro. Gli affreschi della parete esterna, con la grande immagine di San
Cristoforo, indicano certamente l'entrata all'antica Cappella costruita
sul bordo della strada frequentata da pellegrini e da viaggiatori. La
cappella primitiva corrisponde all'attuale presbiterio, mentre la navata
si sviluppa perpendicolarmente. Le tracce di affreschi che affiorano a
destra, sotto gli affreschi del sec. XV, indicano la loro antichità
(1300)."
San Fiorenzo in Bastia
Mondovi, a curaa dell'Associazione Culturale S. Fiorenzo, p. 3
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